Andrea Verga (Treviglio, 30 maggio 1811 – Milano, 21 novembre 1895) considerato uno dei “padri” della psichiatria italiana.
Formatosi all’Università di Pavia, alla scuola di Bartolomeo Panizza, nel 1836 divenne suo assistente alla cattedra di anatomia.
Nel 1842 si trasferì a Milano, dove trovò lavoro presso il Manicomio privato di San Celso.
Qui cominciò a dedicarsi alla psichiatria, divenendo nel 1848 direttore del grande Manicomio milanese della Senavra.
Questo incarico gli consentì poi, nel 1852, di ottenere la direzione del più prestigioso Ospedale Maggiore, dove si distinse per le riforme risolute ed energiche che migliorarono il servizio medico-chirurgico nel suo complesso.
Nel grande nosocomio promosse anche gli studi anatomo-patologici, riorganizzando il museo anatomico e inviando i giovani medici a studiare all’estero.
Profondo conoscitore dell’anatomia del sistema osseo e del sistema nervoso, diede il suo nome al diverticolo del setto pellucido del cervello posto sotto il corpo calloso, chiamato appunto “ventricolo del Verga”.
Nel 1852 fondò l’Appendice psichiatrica, il primo periodico italiano dedicato espressamente alla psichiatria e ispirato ai principi del positivismo scientifico.
Allegata inizialmente alla Gazzetta medica lombarda di Agostino Bertani, nel 1864 l’Appendice si trasformò in un giornale autonomo, prendendo il titolo di Archivio italiano per le malattie nervose. Quest’ultimo si fuse poi, nel 1892, con la Rivista sperimentale di freniatria, fondata a Reggio Emilia da Carlo Livi nel 1875. Nel 1865, a causa di una riorganizzazione interna all’Ospedale Maggiore, Verga dovette abbandonare la direzione del nosocomio, ottenendo però in cambio l’incarico di “professore straordinario di dottrina e di clinica delle alienazioni mentali”.
Con l’amico e discepolo Serafino Biffi, contribuì a una più corretta definizione della sintomatologia delle malattie mentali e del concetto dell’infermità di mente, considerata come causa d’irresponsabilità nei processi penali.
Insieme a Biffi e a Cesare Castiglioni, è ricordato soprattutto per la sua battaglia a favore del riconoscimento della psichiatria quale branca autonoma della medicina e per aver sostenuto la necessità di costruire un nuovo Manicomio provinciale a Mombello in sostituzione della vecchia e ormai fatiscente Senavra.
Presente in molte delle istituzioni politiche, culturali e scientifiche di Milano, nel 1873 divenne presidente della neonata Società freniatrica italiana, fondata a Roma durante l’XI Congresso degli scienziati italiani, e nel 1876 fu nominato senatore.