CREMA
Provincia di Cremona
Al centro di una corona formata da alcune tra le più dinamiche province lombarde, la città di Crema costituisce uno snodo importante della media pianura lombarda . Crocevia di culture, di economie e dialetti, Crema è una sorpresa continua. In ogni strada, a ogni angolo, troverete monumenti civili e religiosi degni di nota. Fra i luoghi che non possono assolutamente mancare durante una visita alla città vi segnaliamo il Torrazzo con il suo orologio in Piazza Duomo, la Cattedrale, la Chiesa della Santissima Trinità,il Duomo e Porta Ombriano, la porta della città. Lasciati guidare dall’istinto e intraprendi un viaggio alla scoperta dell’Insula Fulcheria. Ripercorri le tappe della storia della città attraverso i suoi monumenti, le sue sculture e i suoi dipinti, e scopri, passo dopo passo, tutte le meraviglie che la città ha da offrirti.
In un dialogo continuo tra natura e cultura, nei dintorni del territorio cremasco lasciati ispirare dalla bellezza della natura percorrendo i percorsi i del Parco del Serio e della Riserva Naturale Palata Menasciutto.
Visita insieme a noi questo comune tutto da scoprire!
Non è facile ridurre in poche righe la storia e l’arte di una delle più belle e vivaci città della pianura lombarda. Il suo nome è probabilmente di origine prelatina come quelli di altre località (Cremona, Cremella, Cremia, Cremegnaga, ecc.) ed è di difficile interpretazione: forse significa dosso o altura. L’origine della città è relativamente recente: il primo nucleo abitato pare sia stato fondato nel corso delle invasioni barbariche tra V e VI secolo dai profughi di varie città, che trovarono rifugio su un vasto pianoro emergente dalle paludi, che allora occupavano gran parte dell’Isola Fulcheria tra Serio e Adda (il leggendario Lago Gerundo). Nel secolo XI il borgo era già dotato di un castello e fu donato da Matilde di Canossa al vescovo di Cremona. Negli anni seguenti i suoi abitanti bonificarono le paludi, dando vita ad una ricca produzione agricola, cosicché il borgo andò sempre più popolandosi grazie anche all’arrivo di servi della gleba e di mercanti in fuga dall’oppressione dei grandi feudatari della zona. Nel XII secolo la cittadina, con l’appoggio di Milano, era già in grado di rendersi autonoma da Cremona e di entrare nella Lega Lombarda. Nel 1160, durante le guerre tra Comuni e Impero, fu distrutta dal Barbarossa dopo mesi di assedio. Risorse negli anni seguenti e fu libero comune seppure strettamente legato a Milano. Nel XV secolo fu sotto la signoria dei Benzoni e nel 1449 fu occupata da Venezia. Con la pace di Lodi del 1454 Crema entrò a far parte definitivamente della Repubblica di San Marco, cui appartenne fino alla conquista napoleonica (1796).
Nel 1580 divenne sede di diocesi e la sua chiesa principale divenne cattedrale. I grandi proprietari terrieri eressero in città, tra XVII e XVIII secolo, degli splendidi palazzi.
Napoleone elevò Crema a capoluogo del Dipartimento dell’Adda unitamente a Lodi, divenuto poi Provincia di Lodi-Crema sotto il Lombardo-Veneto. Nel 1860, con la nascita dello stato unitario, Crema fu riaggregata alla provincia di Cremona.
Le mura veneziane e porte monumentali
Con il passaggio sotto il dominio della Repubblica di Venezia, avvenuto nel 1449, la città di Crema si trasformò in una fortezza di frontiera. Per tutelare i propri possedimenti da possibili incursioni nemiche, i veneziani costruirono la nuova cinta muraria. La città era già stata provvista di una cinta muraria per volere del Barbarossa che a partire dal 1190, contemporaneamente alla ricostruzione della città, fece erigere le mura. La nuova struttura difensiva voluta dai veneziani inglobò le antiche mura medievali ormai cadute in disuso e fatiscenti. Con l’arrivo dei francesi nel 1797, ebbe fine la lunga dominazione veneta e dal 1803 la città perse il suo ruolo di fortezza. Di conseguenza anche le mura persero la loro funzione difensiva per diventare un luogo di pubblico passaggio. Le attuali Porta Serio e Porta Ombriano, monumentali realizzazioni opera dell’architetto cremonese Faustino Rodi, furono costruite in stile neoclassico tra il 1805 e il 1807 a sostituzione delle porte quattrocentesche. La loro costruzione si rese necessaria per agevolare il traffico e il commercio . La loro monumentalità conferì alla città un tono di nobiltà e di imponenza.
Il Duomo
L’edificio attuale sorge sulle rovine di un’antica chiesa di cui rimangono alcune testimonianze nella cripta. Costruito fra il 1284 e il 1341, il Duomo rappresenta un esempio di gotico lombardo che unisce elementi architettonici ancora propri dell’epoca romanica, come il portale maggiore, ai nuovi dettami dello stile gotico come il rosone in marmo bianco della facciata inquadrato nelle le due finestre a cielo. Venne costruito in cotto, il tipico materiale di costruzione della pianura padana. A colpire il visitatore è sicuramente il contrasto nella facciata fra il caldo del cotto e il bianco de marmo.
Originariamente la facciata presentava pitture murali di cui ci rimangono solo alcuni lacerti. L’interno conserva solo una piccola parte dell’originale decorazione ad affresco che, in principio, doveva ricoprire interamente le pareti. Degno di nota è il Crocifisso ligneo (1320-40 circa) conservato all’interno della chiesa che si narra ritrasse le gambe quando fu dato alle fiamme (1445) e che da secoli è oggetto di venerazione da parte dei Cremaschi, che a lui si rivolsero in momenti di particolare bisogno. Altrettanto cara ai Cremaschi è la figura di san Pantaleone, patrono della città, medico invocato per la guarigione dalla peste (1361); a lui è dedicato l’altare a destra dell’abside.
Palazzo comunale e il Torrazzo
Costruito intorno al 1525 per volere dei veneziani che volevano una sede per il governo cittadino, il palazzo comunale è un notevole esempio di architettura rinascimentale. Sulla facciata presenta gli stemmi di alcuni podestà che governarono la città di Crema. L‘edificio si sviluppa con pianta ad L lungo il lato ovest e il lato nord della piazza del Duomo, inglobando il Torrazzo, la Torre Pretoria e il Palazzo Pretorio. Rappresenta una piacevole sintesi tra elementi tipicamente veneziani, come le parti in marmo bianco, ed elementi dell’architettura lombarda, come l’uso delle cornici in cotto.
La facciata non ha subito mutamenti sostanziali nel corso dei secoli, diversamente dall’interno oggi sede del Comune. A segnare il confine tra la piazza e via XX Settembre troviamo il Torrazzo, inserito nel complesso del Palazzo Comunale come porta monumentale. Il Torrazzo incontra il gusto lombardo del primo Cinquecento e le sue due facciate si differenziano da un punto di vista decorativo: quella che si affaccia su piazza Duomo ha due nicchie ai lati della balconata con le statue di San Pantaleone, patrono della città, a sinistra e San Vittoriano a destra, e sotto l’orologio ha il graffito con lo stemma della città, nella facciata che si affaccia su via XX Settembre invece spicca un bassorilievo con il Leone di San Marco.
Chiesa di San Benedetto
Originariamente ubicata in uno dei tre borghi esterni, è stata poi inglobata dalla nuova cerchia muraria eretta durante la dominazione veneta (1488-1509). Originariamente fu intitolata a Sant’Andrea, secondo l’uso antico di dedicare le chiese nelle periferie delle città agli apostoli. Nel 1097 la chiesa venne donata all’abbazia di Montecassino da Enrico II dei conti Giselbertini di Bergamo e da sua moglie Belisia. Con l’inizio della dominazione veneta in città (1449) per il monastero si avviò un periodo di lento declino, caratterizzato da dissesti finanziari .
Con una bolla papale del 1519 la chiesa fu affidata alla Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi, da cui fu amministrata fino al 1771. Essi si fecero promotori del rinnovamento della chiesa, affidato fra il 1622 e il 1625 a Francesco Maria Richini (Milano, 1584-1658). Il celebre architetto milanese ripensò l’intero edificio in senso barocco, ma, secondo i dettami di Federico Borromeo, mantenne parte delle murature medievali in segno di continuità del culto. L’esterno dell’edificio è dominato, infatti, dall’imponente facciata elegantemente divisa in due ordini che si conclude con un timpano superiore. Entrando all’interno dell’edificio ciò che colpisce è la grandiosità e la ricchezza degli stucchi. L’interno si presenta a navata unica, con volta a botte decorata con stucchi, dorature e finti marmi, su cui si affacciano quattro cappelle laterali distribuite simmetricamente.
Ex chiesa di San Domenico
La struttura rinascimentale dell’ex monastero domenicano (chiesa, chiostri, refettorio, convento) ospita oggi la sede della Fondazione San Domenico che gestisce il Teatro cittadino e la Civica Scuola Musicale Luigi Folcioni. Il convento di San Domenico fu fondato nel 1332 da fra’ Venturino de Apibus da Bergamo. Nel corso della storia fu sede dell’Inquisizione di Crema. Il convento fu soppresso nel 1798 e il complesso cambiò più volte destinazione (casa di cura, caserma, cinema, scuola, palestra) fino al 1999 quando fu adibito a teatro. La facciata dell’edificio, a capanna e tripartita verticalmente, mostra caratteri architettonici che sono debitori del modello del Duomo cittadino. L’antico refettorio, oggi foyer del teatro, ha nelle lunette tondi affrescati con i ritratti di Santi domenicani, opera di un pittore cremasco e databili attorno al 1505. Sono ancora visibili i due chiostri di cui restano i portici, con pilastri poligonali in cotto che sorreggono archi ogivali o a tutto sesto, e la sala capitolare.
Nei corridoi interni è possibile ammirare i cartoni preparatori dei dipinti che Angelo Bacchetta (Crema, 1841-1920) e Luigi Manini (Crema, 1848 – Brescia, 1936) realizzarono per il Teatro Sociale, distrutto da un incendio nel 1937.
Chiesa della SS. Trinità
A partire dal 1737, sotto le direttive del capomastro Andrea Nono, iniziò la costruzione della chiesa. Il progetto venne finanziato dal Consorzio del Santissimo Sacramento.
La chiesa si erge incastonata tra gli edifici limitrofi e, nonostante lo spazio stretto, emerge in tutto il suo fasto grazie allo slancio verticale. La Santissima Trinità – chiamata dai Cremaschi ‘Santa Trinita’, senza l’accento – è un bell’esempio di costruzione Rococò caratterizzata dalla presenza di due facciate raccordate da un angolo smussato che dà il senso della continuità. Gli stucchi con forme di volute e arabeschi, le nicchie e i cartigli arricchiscono le due facciate divise verticalmente in tre parti da lesene con bellissimi capitelli a foglie d’acanto. Nella parte alta della facciata meridionale si trova il simbolo della Trinità: un triangolo con al centro l’occhio di Dio contemplato da volti di angeli in adorazione. Il campanile, che dà slancio all’intera struttura, culmina nella statua rotante in rame del Redentore che indica la direzione del vento. All’interno la chiesa presenta un’unica navata su cui affacciano cappelle laterali ed è elegantemente decorata in stile Rococò.
Museo Civico nell’ex convento di S. Agostino
L’ex complesso conventuale ha mutato nel corso nel tempo la sua funzione originaria ospitando oggi il centro culturale della città, del quale fa parte il Museo Civico di Crema e del Cremasco e numerosi spazi utilizzati per eventi, concerti e mostre temporanee. La costruzione del complesso si deve al nobiluomo Giovanni Tommaso Vimercati che scelse di destinare una parte della sua eredità all’ordine agostiniano per realizzare un convento in città. I lavori iniziarono nel 1439 quando giunse a Crema Gian Rocco Porzi, primo priore della comunità e fondatore dell’Osservanza agostiniana di Lombardia.
A tal proposito è opportuno ricordare che Crema fu la casa madre dell’osservanza agostiniana in Lombardia e per tutto il XV secolo il convento fu un importante centro spirituale, culturale e politico.
Il chiostro settentrionale, il primo che s’incontra entrando nel complesso, era già ultimato nel 1453. Presenta archi a sesto acuto sostenuti da pilastri in laterizio con capitelli a cubo scantonato. Vi si trova la sala capitolare dal bellissimo soffitto costolonato che oggi ospita la sezione di arte del Novecento. Negli anni Sessanta del Quattrocento fu completato lo scriptorium dove venivano realizzati e conservati i manoscritti. La grande sala – oggi nota come sala Cremonesi – conserva il soffitto originale ornato di tavolette dipinte. L’ambiente più spettacolare dell’ex convento di Sant’Agostino è, però, il refettorio, cioè il luogo dove i frati si riunivano per mangiare mentre venivano lette le sacre scritture. La vasta sala misura circa 30 x 9 metri ed è interamente affrescata.
Dopo la soppressione del convento, i chiostri furono adibiti a caserma, funzione che mantennero fino al termine della Seconda Guerra Mondiale quando furono utilizzati per ospitare le famiglie di sfollati. Nel 1959 il complesso fu acquisito da Comune per ospitare il Museo Civico di Crema e del Cremasco inaugurato il 21 maggio 1960.
Il Santuario di S. Maria della Croce
Il Santuario di Santa Maria della Croce di Crema è stato costruito per la venerazione mariana dopo numerosi fatti miracolosi avvenuti in seguito all’apparizione della Madonna il 3 aprile 1490 a Caterina degli Uberti. La prima pietra fu così posata il giorno 6 agosto 1490, grazie alle offerte dei fedeli che permisero di dare inizio ai lavori. L’architetto incaricato fu Giovanni Battagio, allievo del Bramante, che concepì l’edificio in cotto, a pianta centrale, con tre ordini di gallerie sovrapposte e cappelle ai quattro punti cardinali. Nel 1500 la costruzione fu ultimata, ma con l’aggiunta di una galleria in stile gotico da parte del nuovo architetto cremasco Giovanni Antonio Montanaro. Il santuario è un meraviglioso esempio di architettura rinascimentale lombarda, caratterizzato all’esterno dall’alternanza del colore dominante del cotto con zone intonacate di chiaro. All’interno la pianta si presenta centrale con le pareti mirabilmente affrescate dai maggiori artisti cremaschi e cremonesi con un intreccio di due stili, cioè rinascimentale nella parte inferiore e barocco nella parte superiore. La cupola centrale è divisa in otto spicchi e presenta bellissimi affreschi si raffigura il trionfo della Croce, mentre in basso corre una fascia di profeti e sibille. Anche i numerosi altari laterali presentano dipinti di artisti di rilievo. Infine nella volta si può ammirare l’affresco che rappresenta il gruppo della Vergine e Caterina degli Uberti, con un bassorilievo in cotto al centro, dono di un nobile milanese.
La città di Crema conserva tantissimi luoghi ricchi di fascino tutti da scoprire!
Ripercorri le tappe della storia della città attraverso i suoi monumenti, le sue sculture e i suoi dipinti, e scopri, passo dopo passo, tutte le meraviglie che la città ha da offrirti.
Da non perdere i palazzi: Vimercati Sanseverino, Benzoni, Bondenti, Arrigoni, Griffoni.
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Puoi raggiungere Crema anche percorrendo l’itinerario cicloturistico “I Mosi Cremaschi” uno dei 14 itinerari del Parco Cicloturistico o attraverso “L’ Itinerario dei navigli Cremonesi”, uno dei 3 itinerari di Musica nel Vento.
Gran Carnevale Cremasco
Il Carnevale cremasco é una festa padana storica. Le prime tracce documentate risalgono addirittura al XV° secolo quando la cittá era sotto il dominio di Venezia, la Serenissima. Una lunghissima tradizione che ha visto alti e bassi, fino a passare inosservata nella prima metá del Novecento per riprendere vigore fino ai nostri giorni, diventando un appuntamento imperdibile.
Il programma è davvero molto ricco, mostre, concerti e feste animeranno le giornate fino al martedì grasso, rendendo gradevoli le giornate di giovedì, sabato e domenica a Crema. La città ha anche una maschera tipica, “al Gagèt còl sò Uchèt”.
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DOVE: Crema (CR)
www.comune.crema.cr.it
manifestazioni.culturali@comune.crema.cr.it
Tel. 0373 84897
INFORMAZIONI TURISTICHE
Per le visite guidate contattare la Pro Loco di Crema
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