L’INNOMINATO

L’Innominato è una delle figure psicologicamente più complesse e interessanti del romanzo scritto da Alessandro Manzoni, “I promessi sposi”.

Figura malvagia la cui cattiveria più che ripugnanza forse incute rispetto, è il potente a cui don Rodrigo si rivolge per attuare il piano di rapire Lucia Mondella.

In preda a una profonda crisi spirituale, che lo porta a non riconoscersi più nelle sue malefatte, l’Innominato coglie nell’incontro con Lucia un segno, una luce che lo porta alla conversione; solo in un animo simile, senza vie di mezzo, una crisi interiore può portare a una trasformazione completa. Durante la notte in cui Lucia è prigioniera nel castello, la disperazione dell’Innominato giunge a un punto critico, tanto da fargli desiderare il suicidio; ma ecco che la Divina Provvidenza e le parole di Lucia lo salvano e gli mostrano la via della misericordia e del perdono. La sua conversione giunge dopo la notte angosciosa, infatti quel giorno arriva nel suo paese il cardinale Federigo Borromeo, personaggio storico.

La scelta di Manzoni del personaggio per attuare la conversione non è certamente casuale: infatti solo un uomo di una grandissima bontà come il cardinale può redimere l’Innominato. Alcune fonti fanno risalire la figura dell’Innominato a Francesco Bernardino Visconti, personaggio storico del quale Manzoni è discendente da parte di madre, Giulia Beccaria.

Quest’ultima, infatti, discendeva dalla famiglia Visconti, che aveva la propria dimora estiva presso Palazzo Pignano.

Il Visconti razziava le campagne cremasche della Repubblica di Venezia, per poi rifugiarsi nelle terre del Milanese. Visconti era il feudatario di Brignano Gera d’Adda, come Manzoni stesso afferma in una lettera a Cesare Cantù.

Soccorre la testimonianza della marchesa Margherita Provana Di Collegno, la quale frequentò assai il Manzoni sul Lago Maggiore, e poi nella propria tenuta di Cassolo: nel diario, in data 18 ottobre, annota: “sentii da Manzoni che l’Innominato è un Visconti, ed è personaggio verissimo”.