MELZO
Provincia di Milano
Melzo è un comune di circa 20 mila abitanti in provincia di Milano. Una sua particolarità è quella di avere sul territorio il primo cinema Dinamico in Italia!
Per secoli fu un eccellente centro agricolo con importanti mulini, fino a quando nella seconda metà dell’ottocento arrivarono le grandi società come Galbani, Invernizzi e Tudor. Per circa 200 anni il borgo rimase sotto il dominio della nobilissima famiglia dei Trivulzi grazie alla quale ancora oggi possiamo ammirare lo splendido Palazzo Trivulzio.
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Alcuni storici identificano Melzo con la città etrusca di Melphum distrutta dai Galli Insubri nel IV secolo avanti Cristo; ipotesi, però, messa in dubbio da studi più recenti. Il toponimo è comunque di origine prelatina anche se le prime notizie scritte sul borgo risalgono solo al XIII secolo, quando fu dotato di opere di difesa dal comune di Milano. Nel XV secolo fu feudo dei Marliani e nel secolo successivo dei Trivulzio. Nel 1576 San Carlo Borromeo trasferì nella parrocchiale dei SS. Alessandro e Margherita di Melzo la sede plebana di Corneliano. I Trivulzio avrebbero voluto per la sede plebana la chiesa di Sant’Ambrogio, che iniziarono a ricostruire in forme più ampie, ma i lavori furono presto interrotti e l’edificio incompiuto fu in seguito abbattuto per far posto alla piazza del mercato. E’ sopravvissuto il suo campanile trasformato in torre civica.
Cristina Trivulzio di Belgioioso, discendente dell’antico feudatario e fervente patriota, nel 1839 vendette gran parte delle sue proprietà di Melzo per finanziare le lotte risorgimentali.
Chiesa di Sant’Antonio da Padova
La Chiesa, voluta dalla famiglia Trivulzio, venne costruita in stile barocco intorno all’anno 1640. La denominazione della Chiesa proviene dal nome dell’antica contrada di sant’Antonio che comprendeva il rione a sud-est dell’abitato. Essa conduceva alla piazza e fu sempre molto popolata.
Nel 1652 venne istituita la Confraternita dei Disciplini o Battuti, chiamati di Sant’Antonio, che, con l’autorizzazione concessa dal Pontefice Innocenzo X, iniziano a celebrare le loro funzioni. L’Ordine dei Disciplini rappresentò un fenomeno socio- religioso molto importante tra i secoli XII e XVI. Si trattava infatti di un ordine di carattere estremo, spesso coinvolto nelle contese politiche del tempo al punto che la stessa Curia Romana condannò come eretici alcuni suoi esponenti.
Per quanto riguarda la struttura dell’edificio essa presenta un’aula ottagonale coperta da una cupola ripartita in otto spicchi. Il pavimento è in cotto lombardo seguendo lo schema dei tavelloni rettangolari posti a spina di pesce.
La Chiesa conserva alcune pregevoli opere come la statua di Sant’Antonio di fattura ottocentesca e l’affresco seicentesco con la tipica iconografia del Santo: putto, breviario e giglio. Spostandosi verso l’ingresso si possono ancora osservare due stemmi nobiliari a ricordo di due famiglie importanti. Il primo stemma è quello della famiglia Trivulzio; il secondo è quello della famiglia Sforza per ricordare il matrimonio fra Orsina Sforza e il principe Ercole Teodoro Trivulzio. Sul lato settentrionale troviamo una statua in marmo di Carrara firmata da Giuseppe Croff, scultore accademico di Brera, che raffigura Isabella Verga, moglie del commerciante milanese Pietro Cagliani. Fu proprio Cagliani ad acquistare dalla principessa Cristina Belgiojoso Trivulzio nel 1839 l’intera chiesa.
L’edificio rimase di proprietà della famiglia Cagliani fino a fine secolo quando venne acquistato dalla famiglia Tavazza che ne rimarrà proprietaria sino al 2011.
Chiesa di Sant’Andrea
Nata intorno all’anno 1000 come cappella privata di alcune famiglie benestanti, la chiesa di sant’Andrea conserva al suo interno un pregevole ciclo di affreschi di periodo leonardesco. Nel 1205 viene aggiunta una cappellania e la chiesa inizia a diventare sempre più importante. La struttura dell’edificio si presenta a pianta rettangolare con una sola navata e di un’abside semicircolare. La navata unica è suddivisa in quattro campate da archi a sesto acuto.
Ad impreziosire la Chiesa è il pregevole ciclo di affreschi risalente al 1487.
Molti studiosi del periodo rinascimentale sostengono che ci sia stato un contributo, non solo teorico, ma iconografico di artisti del periodo di Leonardo da Vinci, tanto da far ritenere probabile che sia stata la bottega di Bernardino Zenale a realizzare il trittico Absidale. Nel corso dei secoli la Chiesa subisce continue trasformazioni: nel corso del Settecento vengono costruite nuove cappelle laterali in stile barocco mentre nel corso dell’Ottocento la Chiesa cambia la sua funzione concentrandosi sull’accoglienza e sull’assistenza delle persone bisognose. A seguito di questo suo cambio di destinazione uso la Chiesa ha subito un processo di deterioramento. E’ solo nel corso degli anni Settanta, grazie a un restauro, che vengono scoperti altri affreschi.
L’associazione “Gli Amici di Sant’Andrea” costituita nel 1985, si prodiga per conservare e promuovere questo edificio.
Chiesa di San Francesco
Edificata nel 1647 per volere della famiglia Trivulzio, la chiesa venne inaugurata e usata dalla confraternita dei Vivi e dei Morti” per divulgare il culto dei defunti.
L’architettura della chiesa ricorda quella di San Barnaba a Milano: presenta una navata unica con ampio presbiterio e due grandi cappelle laterali con tele risalenti al seicento. L’altare laterale a settentrione, di probabile origine seicentesca, era destinato al culto mariano. L’altare è realizzato in legno dipinto, sormontato da una cimasa semilunata e decorata con festoni e teste di cherubini in rilievo. Nell’ancona possiamo vedere ancora oggi le tracce rimaste nella muratura dopo lo strappo operato nell’ Ottocento che proviene dallo scomparso Convento dei Cappuccini. L’affresco della “Madonna della Neve” è attribuito al noto pittore Luini.
L’altare più importante dal punto artistico è quello posto a meridione, realizzato in stucco bianco con un’ancona fiancheggiata da angeli e pendoni di frutti. Nell’ancona troviamo anche la sinopia dell’affresco con “Cristo Morto” di probabile attribuzione al Cerano.
Chiesa di Sant’Alessandro e Santa Margherita
Si tratta di un edificio molto antico, probabilmente edificato intorno al Duecento e man mano modificato nel corso dei secoli. La Chiesa venne dedicata a due importanti figure della religione cristiana: Sant’Alessandro, leggendario soldato e a Santa Margherita D’Antiochia.
Non è ancora chiaro se questa sia la dedicazione originale; tuttavia un documento datato 1250 ci riporta il nome di Sant’Alessandro. Con il passare del tempo la Chiesa viene ricordata con la doppia intitolazione. La posizione dove sorge la struttura è molto decentrata rispetto al centro abitato e presenta un inconsueto orientamento rivolto a Nord-Sud. Per quanto riguarda la struttura dell’edificio, l’interno si presenta con un’unica navata scandita da grandi archi con cappelle laterali.
Fin dall’inizio della sua costruzione, la Chiesa è stata dotata di un cimitero per la sepoltura del popolo. Il 18 agosto 1576 San Carlo Borromeo dispose ufficialmente il trasferimento alla chiesa dei SS. Alessandro e Margherita della Prepositura e del Capitolo collegiale che apparteneva in precedenza alla chiesa di san Pietro in Corneliano. Nel corso dell’Ottocento la Chiesa fu oggetto di profondi cambiamenti. Le continue infiltrazioni d’acqua portarono ai primi cedimenti che si aggravarono con il terremoto del 1802 che costrinse la Chiesa a un lungo periodo di chiusura.
La Chiesa fu oggetto di molti restauri, il primo nel 1834, il secondo nel 1863 e infine nel 1891 con il prestigioso collaudo dell’architetto Luca Beltrami (restauratore del Castello Sforzesco). Con l’arrivo del Novecento vennero aggiunte tre nuove arcate e, in seguito all’ampliamento, si rese necessaria la riqualificazione dell’area adiacente. Vennero quindi demoliti alcuni edifici per lasciare spazio alla creazione di una nuova piazza dove, al centro, venne eretta, in occasione del 50° anniversario della proclamazione del dogma da parte di Papa Pio IX, la Colonna dell’immacolata Concezione.
In fondo alla Chiesa troviamo il grande organo a trasmissione meccanica “Nenninger” costruito nel 1997. Questo organo, provvisto di 35 registri e 2385 canne suonanti, permette l’esecuzione di un vasto repertorio musicale.
Palazzo Trivulzio
Il Palazzo Trivulzio ha origini medievali e venne costruito per rispondere a esigenze difensive. Esso infatti costituiva il castello della Città con lo scopo di difendere le libertà comunali via via acquisite.
Il Palazzo divenne la residenza di campagna dell’omonima famiglia dal 1499 fino al 1678. Le trasformazioni più evidenti del Palazzo risalgono alla seconda metà del 1500 quando, con l’intento di ingentilire la struttura, si ricostruirono gli interni con pregiate decorazioni a stucco e affreschi raffiguranti vicende militari e politiche per celebrare i fasti della famiglia.
Il nuovo Palazzo diventa un gioiello dell’arte, una splendida dimora di rappresentanza che vuole comunicare ai suoi ospiti l’immagine sfarzosa della grande potenza della famiglia. Fu la principessa Cristina Belgiojoso che nel 1838 vendette il palazzo a un commerciante locale.
Ancora oggi rimangono tracce dell’originale impianto medievale; dall’esterno infatti possiamo ammirare il possente torrione, eretto sul lato sinistro della costruzione. Restando nel cortile si può osservare parte della corte e i sotterranei. Quest’ultimi, murati negli anni ‘60, costituivano un complesso sistema di corridoi che collegavano fra loro i principali punti strategici della città.
Nel 1987-1989 l’amministrazione comunale, ormai proprietaria dell’immobile, realizzò un intervento di recupero edilizio, recuperando l’originaria struttura e il patrimonio pittorico più antico.
Porta Milano o porta Friani/Feriani
La porta Milano si presenta oggi ai nostri occhi con un aspetto molto diverso. Infatti l’attuale struttura è frutto di rifacimenti dovuti ai problemi di viabilità nel corso dell’Ottocento. La porta ha origini molto antiche e, fin dal Duecento, costituì l’ingresso settentrionale del borgo.
Originariamente era chiamata Porta Feriana o Friani, in onore dell’antica famiglia che vi risiedeva.
La Contrada Friani costituiva la zona settentrionale dell’antico borgo e la sua via principale conduceva alla Piazza Piccola.
A differenza della Porta Lodi che conserva ancora il suo aspetto originario con i mattoni a vista, Porta Milano venne ricoperta con bugne a base rettangolare. Su un lato della struttura è ancora possibile vedere un frammento di affresco inserito in un’edicola votiva. L’opera rappresenta “La Fuga in Egitto” attribuita al pittore Baldassarre Verazzi (c.a 1850).
Porta Lodi (ex porta della Scoladrera, dei cappuccini)
Da quando vennero ampliate le mura dell’abitato, Porta Lodi costituì l’ingresso meridionale del borgo. La porta assunse denominazioni diverse nel corso del tempo: all’inizio venne chiamata “Porta della Scoladrera o Scoladrega” in onore della contrada che la attraversava; la Contrada della Scoladrega infatti era la più vasta contrada di Melzo. Dal Cinquecento assunse il nome di “Porta dei Cappuccini” in quanto nei suoi pressi venne edificato il Convento dei Capuccini, poi soppresso.
Torre Civica
Originariamente si trattava del campanile della Chiesa di S. Ambrogio, costruita nel corso del 1500 ma successivamente abbandonata e poi demolita nel 1809. Di questa chiesa, ormai perduta, rimane solo il campanile che svetta nell’attuale Piazza Vittorio Emanuele II. L’edificio, la cui ubicazione è centrale rispetto alla geografia di Melzo, si erge a imperitura memoria della potenza della famiglia Trivulzio. L’importanza e la storicità della torre sono dovute anche alla presenza originarie di tre campane. La campana maggiore è dedicata a S. Teodoro mentre quella minore è dedicata ai Santi Ambrogio, Carlo e Margherita e alla Beata Vergine del Rosario.
Chiesa di Santa Maria delle Stelle
La presenza di questa Chiesa è attestata già a partire dal XIV secolo come parte del vicino convento dei Carmelitani anche se non conosciamo la data precisa della sua fondazione. La Chiesa, di modeste proporzioni, si presenta con una modesta facciata a capanna, una navata unica senza cappelle e con quattro campate scandite da archi a sesto acuto. Sull’altare troviamo la statua della Madonna del Carmelo, alla quale è dedicata la Chiesa. Nella struttura sono presenti alcuni affreschi che sfortunatamente sono stati danneggiati dalle infiltrazioni di acqua.
Cascina Trivulza
La cascina, come ci ricorda il nome e il censimento melzese del 1565, rientra nei possedimenti della ricca famiglia dei Trivulzio insieme ad altre due cascine: la Castagna e la Gonzaga. La casa padronale dell’edificio possedeva un imponente camino in pietra raffigurante lo stemma nobiliare della casata. Nel corso dell’Ottocento, alla luce delle nuove esigenze produttive, venne ampliata con l’aggiunta di nuovi copri di fabbrica. La fama della cascina si deve al giovane produttore di formaggi della Valsassina, Egidio Galbani che insieme a sette operai proprio qui iniziò la propria attività dando vita celebre Bel paese (1906). Successivamente si trasferì nei pressi nella stazione ferroviaria dove si trovava in nuovo stabilimento.
Puoi raggiungere il Comune di Melzo anche attraverso l’itinerario cicloturistico “Le Campagne della Muzza“, uno dei 14 itinerari del Parco Cicloturistico della Media Pianura Lombarda.
DOVE: Melzo (MI)
www.comune.melzo.mi.it
spaziocitta@comune.melzo.mi.it
Tel. 02 951201
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